Il progetto pilota LUCI nel Parco

Istituzioni, associazioni di categoria, aziende, no-profit e organismi di ricerca, insieme per lanciare il primo progetto pilota a impatto sociale a Grosseto, ispirato dalla Riforma del Terzo Settore del Fondo Innovazione sociale.

“Rispondere con strumenti innovativi ai crescenti bisogni sociali e alle criticità derivanti dalla crisi economica e dalla progressiva carenza di risorse pubbliche”: è questo il motivo spiegato da Don Enzo Capitani, direttore Caritas, che ha portato una coralità di soggetti istituzionali e associativi di Grosseto a ritrovarsi per analizzare la situazione della città, che, come altre in Italia, si trova ad affrontare problemi complessi.

Da un lato, infatti, ci sono emergenze sociali, come povertà, disabilità, dipendenze; dall’altro, paure, come quelle per il lavoro, la casa, la sicurezza. Sono problemi interdipendenti, da affrontare non più solo con misure assistenziali, ma provando ad agire a monte, sulle cause.

Insieme quei soggetti hanno, poi, elaborato una soluzione sperimentale, ispirata dalla Riforma del Terzo settore (l.106 del 2016), che verrà presentata a Grosseto venerdì 13 settembre p.v. Si tratta del progetto di investimento a impatto sociale denominato LUCI nel Parco, che prevede la rigenerazione di un immobile pubblico in disuso all’interno del Parco naturalistico della Maremma con finalità di integrazione sociale e di sviluppo economico.

“L’immobile e l’area circostante – afferma Vittorio Bugli, assessore alla presidenza di Regione Toscana – saranno sistemati e provvisti di arredi e strumentazioni per l’avvio di alcune attività sociali ed economiche”.

Quali sono le novità rispetto al passato? “LUCI prevede tutti quei tratti di innovatività previsti dalla progettazione a impatto sociale” spiega Paola Caporossi, vicepresidente Fondazione Etica. Tra essi: il carattere multistakeholder del soggetto promotore, l’intenzionalità di produrre un impatto sociale misurabile e ad ampio raggio, la modalità innovativa di finanziamento, la replicabilità.

“LUCI è stato pensato non per fare l’ennesimo bel progettino sociale, uno dei tanti di cui il nostro Paese è ricco – sottolinea Don Enzo Capitani – ma per diventare un modello nuovo di fare politiche sociali”. Il progetto LUCI, infatti, non si limita a fare beneficenza e va oltre la semplice rigenerazione di un immobile abbandonato: l’obiettivo è, piuttosto, produrre un beneficio per l’intera comunità.

“Il progetto LUCI – spiega Riccardo Breda, presidente CCIAA – rappresenta un esperimento interessante per la nostra economia: la sinergia innovativa tra sistema del credito, operatori del sociale e istituzioni consente non solo di recuperare spazi per la comunità a scopo benefico, ma elabora sul campo un modello di business del terzo settore effettivamente innovativo, in grado di contribuire in modo positivo sul sistema economico locale”.

L’attività principale cui il progetto darà vita è quella di ristorazione sostenibile, insistendo l’immobile su terreni dell’azienda agricola regionale. Il bio-local sarà gestito da una cooperativa sociale che offrirà lavoro a soggetti “in difficoltà” e dovrà, nel tempo, generare reddito: una piccola percentuale di questo andrà ad alimentare un fondo dedicato a futuri progetti a impatto. “Il principio ispiratore – spiegano i promotori – è che chi ha ricevuto, a sua volta dona e investe nella comunità”. La seconda attività è quella musicale: giovani – ma non solo – avranno a disposizioni locali attrezzati per prove musicali e potranno esibirsi la sera nell’area spettacoli del bio-local. “In cambio – continua Caporossi- si impegnano, per lo stesso principio ispiratore sopra detto, a insegnare uno strumento musicale a quanti non possono permettersi il costo di un corso di musica”. La terza attività è di tipo formativo e culturale: prevede la promozione della progettazione a impatto sociale, attraverso corsi di formazione per enti pubblici, volontari, studenti, aziende, anche con il supporto delle associazioni di categoria locali. 

Una banca radicata sul territorio ha deciso di intervenire come partner privato finanziario, con una modalità innovativa di finanziare le attività sociali, secondo quanto previsto dalla suddetta l.106. “Si tratta di un certificato di deposito – spiega Bugli – il cui sottoscrittore riceverà una cedola semestrale, una percentuale della quale verrà devoluta a titolo di liberalità al progetto LUCI, ricevendo un beneficio fiscale”. Le liberalità semestrali di tutti i sottoscrittori andranno al progetto LUCI: il loro utilizzo sarà rendicontato online e i singoli sottoscrittori potranno verificare personalmente l’avanzamento del progetto con sopralluoghi sul posto, attivando un monitoraggio civico diffuso che coinvolgerà l’intera comunità.